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    Come autore “anziano” di questo blog mi privilegio di rispolverare vecchie glorie di quelli che per noi informatici della prima ora (forse non della primissima, ma sicuramente apparsi in un’era ben precedente a quella odierna) sono dei miti intramontabili. Se probabilmente sai di cosa parlo quando dico COMMODORE 64, se hai meno di 30 anni potresti non averne mai visto uno in azione – non parlo degli emulatori parlo proprio di quel tastierone di un colore indefinito tra grigio e marrone (poi ne uscirono versioni più stilose ma l’originale è uno solo!).

     

    https://www.youtube.com/watch?v=sDRCuUlC52U

    La pubblicità italiana originale del predecessore COMMODORE VIC20 e del COMMODORE 64.

     

    Bene, il COMMODORE 64, personal computer per antonomasia negli anni ’80 con oltre 30 milioni di esemplari venduti in tutto il mondo e oltre 10.000 software sviluppati per il suo sistema operativo a 8 bit per quanto mitico e indiscusso ha avuto anche lui i suoi virus… Nulla a che vedere con le minacce odierne sia chiaro, era i primogeniti di una stirpe che si sarebbe nel tempo trasformata in un’industria criminale capace di generare grandi profitti, ma ancora non facevano molto più che auto-replicarsi e rompere le scatole all’utente.

    Il primo caso di infezione si registrò nel 1986 con “BHP”, un virus piuttosto evoluto immune da svariati comandi di interruzione e in grado di sopravvivere anche in caso di reset. Gli effetti dell’infezione si limitavano a sfarfallii dello schermo, un messaggio di scherno in tedesco – che in italiano sarebbe ”SALVE MIO BEL CICCIOTTELLO: QUESTO SÌ CHE È UN VIRUS BELL’E BUONO!” – e un numero che incrementava dopo ogni infezione andata a segno.

    Furono 7 le infezioni che durante la propria epopea durata oltre un decennio colpirono il COMMODORE 64, un numero che fa sorridere pensando che oggi ogni giorno nascono 55 milioni di nuovi virus (fonte McAfee). A rendere meno profittevole quindi meno incentivante l’investimento in tal senso furono le infrastrutture di comunicazione e l’uso che se ne faceva al tempo: il passaggio di dati avveniva sostanzialmente attraverso nastri e dischetti, e non si gestivano carte e conti correnti dal computer – tutt’altre opportunità e velocità di propagazione ai tempi di Internet.

    Quindi si stava meglio quando si stava peggio? Non credo proprio anche perché con soli 7 virus e senza Internet dovrei trovarmi un lavoro 😉

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