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    Non tutto ciò di cui ci serviamo può essere ottenuto utilizzando il proprio piccolo PC portatile di casa. Lo stesso vale per le aziende, che per ricerche ed analisi più complesse necessitano di prestazioni difficilmente raggiungibili con prodotti tradizionali. Per questo vengono utilizzati i SuperComputer, vere e proprie macchine da guerra dell’informatica.

    Nati intorno agli anni ’50 con la prima produzione IBM (anche se già nel 1920 si era parlato di supercomputing), sono strumenti molto costosi di proprietà di società o enti di ricerca. Mentre nel passato avevano vita molto lunga, con la velocità attuale dello sviluppo tecnologico vengono superati da altre macchine nel giro di pochi anni.  L’architettura di questi gioielli, infatti, si compone di cluster di centinaia di migliaia di unità di calcolo le quali, prese singolarmente, non sono molto più potenti di quelle presenti sui personal computer. L’hardware viene collegato ad una rete locale e si appoggia su un sistema operativo Unix, molto spesso Open Source. I supercomputer vengono utilizzati per processi richiedenti una enorme quantità di calcolo: le previsioni metereologiche, le simulazioni fisiche (fisica nucleare, astrofisica, ecc) sono solo alcuni esempi. Viene inoltre sfruttato per effettuare la Crittoanalisi per accedere ai dati criptati scoprendo la chiave di decriptazione (sopratutto in campo militare).

    Anche la biomedica impiega macchine, come in occasione dell’epidemia del virus H1N1, responsabile della maggior parte delle influenze degli ultimi anni.
    Il Supercomputer Mole-8.5 di proprietà dell’Institute of Process Engeneering della Chinese Academy of Science ha permesso, infatti, di osservare la struttura anatomica del virus. Da questo sono nate ricerche scientifiche impossibili in precedenza in grado di controllare la pandemia e creare medicine antivirali.

    L’Italia è sempre stata abbastanza “fuori dal giro”, lasciando lo scettro di questi prodotti agli Stati Uniti e al Giappone. E’ notizia di qualche giorno fa l’iniziativa di Cineca (un consorzio di Casalecchio di Reno (BO) che riunisce 70 università italiane, diversi enti di ricerca e il Ministero Italiano dell’Università e della Ricerca) in collaborazione con Lenovo che ha portato ad iniziare la costruzione di un nuovo Supercomputer Italiano (puoi trovare maggiori informazioni qui). Nato allo scopo di “fornire alla comunità scientifica italiana ed europea un nuovo mezzo per affrontare le grandi sfide scientifiche”, come dichiarato da Sanzio Bassini, direttore dipartimento Supercalcolo e Innovazione di Cineca, dovrebbe essere ultimato intorno al 2019 per una spesa di circa 50 milioni di euro.

    Malgrado la complessità e la potenza, neanche i Supercomputer sono stati risparmiati da attacchi informatici.

    Nel 2014 l’istituto nazionale della ricerca sulle Acque e sull’Atmosfera della Nuova Zelanda ha dichiarato un tentativo fallito di violazione sul proprio sistema Fitzroy, un prodotto IBM con cui studiare modelli ambientali e prevedere futuri cambiamenti. Non è stato così fortunato invece il Supercomputer di Harvard, attaccato da uno studente della stessa università per ottenere i Dogecoins (una virtual currency simile a Bitcoin) contenuti al suo interno.

    La particolarità di questi hardware è di non contenere dati sensibili al suo interno, essendo destinati ad operazioni di calcolo. Ma il tuo computer ne ha, eccome! Avangate non può trasformare il tuo dispositivo in un potentissimo Supercomputer , ma può renderlo super-protetto! Lascia un messaggio qui sotto, nella nostra pagina FB oppure manda una mail a [email protected], ti forniremo tutte le informazioni di cui hai bisogno!

     

     

     

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