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    Periodo di grande concitazione in casa Microsoft. L’azienda che fu di Bill Gates infatti dopo aver partecipato attivamente alla sfida tra Apple ed Fbi, è scesa in campo direttamente facendo causa al dipartimento di giustizia americano.

    Oggetto del contendere sono questa volta le mail degli utenti che a detta dell’azienda di Redmond vengono troppo spesso richieste dalla polizia e dalle autorità giudiziarie per motivi di sicurezza.Più che sull’effettiva acquisizione di questi dati, la mozione sollevata da Microsoft verte sulla imposizione delle autorità di non avvertire i clienti, considerandola incostituzionale. Secondo loro, infatti, troppo spesso questo ordine viene impartito a prescindere dall’effettiva rilevanza delle stesse mail per motivi di ordine pubblico o di indagine.

    Questa presa di posizione di Microsoft non va che a peggiorare il già difficoltoso rapporto tra le grandi aziende di Hi-Tech, sempre più schierate contro i governi in una battaglia all’ultimo sangue sul tema della privacy. I numeri però parlano chiaro. Secondo il Wall Street Journal le richieste di dati sensibili non comunicabili pervenute a Microsoft nell’ultimo mese superano le 5500 unità, di cui il 70% senza una data di scadenza e di cui i proprietari non potranno mai essere informati.
    Quanto di questa battaglia derivi da una questione di principio morale (che spinge le grandi aziende a dimostrarsi attente sulle necessità dei propri clienti) e quanto invece sia attribuibile al ritorno derivante da una buona figura per quanto riguardi il tema della privacy non è dato sapere. Di certo c’è che le due realtà continuano a beccarsi per vari motivi, continuando un match senza prigionieri per la supremazia.

    Non solo questioni legali disturbano il sonno dei vertici Microsoft. E’ di qualche giorno fa la notizia che Apple abbia completamente abbandonato il supporto alla versione Windows del proprio prodotto QuickTime. Il riproduttore video di proprietà della casa di Cupertino infatti da qualche tempo aveva mostrato alcune importanti falle nella sua comunicazione con i browser web, utilizzabile dai malintenzionati come potenziale veicolo di trasporto dei malware.

    Apple ha di fatto totalmente abbandonato lo sviluppo senza avvertire gli utenti, ma rimuovendo il plug-in per browser. Facendo ciò, i rischi di un attacco hacker diminuiscono sensibilmente, ma è comunque consigliabile evitare il download di file da fonti non note e potenzialmente corrotte.

    La lotta per la nostra privacy e sicurezza continua. Continua a seguirla con noi, chiedici maggiori info con un commento qui sotto o nella nostra pagina Facebook www.facebook.com/avangateitalia

     

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